lunedì 12 agosto 2013

Gitarelle domenicali

Dopo l'indimenticabile gita di qualche settimana fa sul Pasubio (52 gallerie, 17 km a piedi, ritorno reso difficile da acquazzone epico, panorami stupendi) e memori delle relative fatiche, io, Lei e gli Sposini ieri siamo andati al Parco delle cascate di Molina (VR). Credo sia stata la mia prima volta in Lessinia, ma effettivamente i luoghi sono molto belli e varrà la pena ritornarci, magari evitando i percorsi impervi prospettati dalle due donne che oramai si credono provette alpiniste...
Va detto subito che il cammino attraverso il parco (entrata 5 euro) è a misura di famiglie e bambini: percorsi sicuri e puliti, a discapito in alcuni passaggi della naturalezza del paesaggio, gran parte di salite e discese si fanno su gradoni artificiali, dove il rischio di scivolare è ridotto al minimo - tranne per lo Sposo che ieri pareva aver montato un set di gomme molto lisce - ma dove a volte lo sforzo per salire è decisamente maggiore. Da bravi scalatori in erba abbiamo scelto il percorso nero, che si distingue dal rosso e dal verde semplicemente per la lunghezza di percorrenza, non superiore comunque alle due ore, e per un brevissimo tratto di pendenza maggiore. Insomma, messi insieme tutti questi elementi, ne è scaturita davvero una bella gita fuori porta piuttosto che una sfiancante sessione di escursionismo! L'arrivo sul posto lasciava già presagire la rilassatezza che ci avrebbe accompagnato per il resto del cammino: area pic-nic e immediato svuotamento delle borse frigo. Ci sarebbe da aprire un grosso dibattito sulla differenza sostanziale tra il pane vero col salame ungherese degli Sposini e il nostro pane da tramezzino con Philadelphia, crudo e insalata, ma Lei aveva preso questa decisione e quindi a poco sono valse le mie lagnanze sullo scarso apporto energetico e gustativo di tale soluzione. Non mi dilungherò su questo argomento, poiché sono già stato minacciato di future ritorsioni e non voglio passare il resto della mia vita alimentare a pane bianco molle che si appiccica sui denti ad ogni morso.
Le cascate da cui prende il nome il parco sono circa una decina, sparse lungo il percorso, di dimensioni piccole e medie, forse un po' povere d'acqua nella stagione estiva. Detto ciò, quella poca che ne rimane è freschissima e non si può non fare almeno un bagno ai piedi (per dovere di cronaca: sono stato l'unico ad avere l'ardire di farlo, ma i piedi ancora ringraziano per la frescura). Il solo elemento di disturbo nella quiete meravigliosa del posto sono i bambini. Era pieno di minuscoli esemplari d'uomo vocianti e urlanti! Io non capisco perché e come alcuni esseri viventi riescano ad emettere tanti e continui ultrasuoni; ci sono stati momenti in cui credo che la situazione fosse tale da sradicare qualsiasi senso di maternità/paternità anche dalle persone più inclini a moltiplicarsi. I turisti dovrebbero essere forniti anche di appositi tappi per le orecchie per godersi appieno la passeggiata. Ma, alla fin fine, che gli puoi dire a 'sti marmocchi se pure Lei e la Sposina si sono messe in coda per un giro sull'altalena della cascata? Niente, assolutamente niente. Si sta lì, con borse in spalla a fare foto e video alle ritornate fanciulle che urlano e sorridono come quando si giocava a nascondino...

PS: anche io avrei voluto fare un giro sull'altalena! Maledetto senso del pudore...

Il piacere di ritrovare un mio lontano parente...

Panorama

giovedì 8 agosto 2013

C'è solo un Capitano!

Ci sono momenti nella vita in cui capisci chiaramente e senza ombra di dubbio che il tempo passa, il nostro presente cambia e i ricordi mutano in immagini sbiadite di una realtà ormai irrecuperabile. Triste? Certamente sì. Ma lo scorrere veloce dell'esistenza non ha accesso a quella parte della nostra mente che continua gelosamente a custodire tutte le emozioni più importanti, passate, presenti e future. Ieri sono riuscito a rivivere un po' di quelle emozioni e a sentire quella nostalgia che porta con sé un mondo intero. Per Padova-Sydney (amichevole del ritorno in Italia contro la squadra in cui debuttò) credo che più di metà dei 16.000 allo stadio Euganeo sia stata lì solo a osannare Del Piero.


Vidi il Capitano nel novembre 1995 a San Siro. Innamorato di quella Juventus che era da poco tornata agli antichi splendori sotto la guida di Marcello Lippi, non esitai a chiedere a mio zio (tecnicamente cugino di mia mamma, ma familiarmente "zio Lino") di portarmi con sé a vedere il mio idolo, l'erede di Baggio, il giovane che stava bruciando le tappe e aveva appena inventato un gol che porterà sempre il suo nome (il tiro dal limite sinistro dell'area, a rientrare sul secondo palo, non è stato di certo inventato da lui, né è solo sua prerogativa, ma per stagioni intere il Capitano è sempre stato letale da quella zolla). Il fatto di dovermi infiltrare in un club rossonero e di finire nella curva milanista non fu certo un problema. E nemmeno vedere il Milan in doppio vantaggio dopo appena un quarto d'ora di gioco. Esultare al gol inutile ma splendido di Pinturicchio in mezzo ai tifosi avversari fu semplicemente una gioia folle.
Da quel giorno i poster di Alex in camera mia aumentarono di numero, tutti intorno a quello magnifico di lui con le roi Michel Platini negli spogliatoi di Roma ad alzare insieme al nuovo 10 bianconero la coppa con le grandi orecchie. Da quel giorno sono passati quasi vent'anni di tifo più o meno impetuoso e di ammirazione totale per l'uomo e il giocatore Del Piero, attraverso vittorie e sconfitte (la più bruciante quella in finale di Champions col Borussia Dortmund: anche là un capolavoro reso inutile dalla sconfitta), cadute tremende e rinascite inaspettate.


Il calcio non è la vita, può essere al limite una passione, un hobby, uno svago, uno dei tanti modi di fare esercizio fisico, un lavoro. Ma quando quella passione diventa elemento di congiunzione, un filo rosso che, sotto sotto, si intreccia a tutti i fili della nostra storia, le cose cambiano. Ieri sera l'estremità del mio filo rosso è venuta allo scoperto, dopo vent'anni passati ad essere solamente una parte di per sé insignificante del vestito che avevo cucito addosso. Il Capitano era sulle pagine del mio diario del liceo, mi ha consolato coi suoi gol durante le prime delusioni amorose, era a volte il mio unico momento di svago - il mercoledì e la domenica - mentre studiavo otto ore al giorno per gli esami in Conservatorio, e molto altro ancora. Per un periodo fu addirittura il ragazzo che avrei voluto essere: padovano (d'adozione) come me, col sogno realizzato di diventare un calciatore e l'umiltà mantenuta sempre nonostante il peso delle responsabilità. Quando l'anno scorso la sua strada si divise da quella della Juventus l'amarezza fu grande, così come la sensazione che fosse finita un'epoca. Vederlo ieri in campo è stata una gioia infinita e al tempo stesso la certezza che un'intera fase della mia vita è ormai dietro le spalle. Si è forse simbolicamente chiuso un cerchio aperto nel lontano 1995, l'anno della svolta per me, l'anno in cui divenni forse davvero più maturo, certamente più sicuro di me e meno in balia del mondo che mi circondava. Ma è stata comunque una bella sensazione, di ritorno dallo stadio, addormentarmi con le fotografie della mia adolescenza nella mente e nel sorriso la speranza del mio futuro.
"Un Capitano, c'è solo un Capitano, un Capitaaaano, c'è solo un Capitaaaano!"


martedì 6 agosto 2013

Il riposo del contabile, giorno 3

Caldo, afa, umido. Dentro casa e fuori casa. Il momento peggiore dell'anno è arrivato.
Da bambino e da adolescente adoravo l'estate, del clima sai che me ne importava? La scuola era finita e le ore a disposizione per giocare e divertirsi erano raddoppiate. Dopo i vent'anni sono cominciate le prime insofferenze, perché preparare il diploma di violino, gli esami di filologia greca o storia della lingua latina non è mica semplice d'estate, sia per le temperature sia soprattutto perché non capisci chi te lo fa fare di stare chino su testi incomprensibili invece di andarti a tuffare in piscina. Ma è dopo i trenta che subentra l'odio. Sarà l'età, mi starò inacidendo e sarò sull'orlo di una crisi di nervi, ma passare le due settimane di ferie inzuppando magliette mi rovina l'umore.
Ieri sera ero a cena da Lei: famiglia al completo, fratelli, fidanzate e gatti compresi. Le pietanze sono quelle tipicamente stagionali, rinfrescanti e leggere: pasta speck e panna, cotolette alla milanese, insalatona con grana padano e dolcissimi biscotti al burro. L'aria condizionata e la bontà del cibo favoriscono l'abbuffata, inutile negarlo. Terminato il pasto, Lei mi si rivolge con quel suo tono lievemente intimidatorio: "Bene, andiamo di sopra?". Sembra una domanda, è un'ordine. Non ho mai provato a proferire alcun diniego, al massimo ho azzardato un breve elenco di lati positivi del piano terra.
Di sopra. Il primo piano. La sua stanza - in realtà più grande di un mini appartamento in città - è un delizioso ricovero per i due piccioncini d'inverno, un enorme forno a legna perfettamente isolato in tutto il resto dell'anno. Le regole da seguire sono poche ma fondamentali: 1) la porta resta chiusa, perché Gatto deve necessariamente rimanere sempre con noi, 2) le zanzariere stanno sempre abbassate, per non favorire l'ingresso di insetti vari, 3) se gatto si avvicina, va assolutamente lasciato in pace, 4) se possibile il ventilatore non va direzionato sulle persone. Alla luce di ciò, la situazione è la seguente: siamo perfettamente murati vivi, senza un briciolo di aria che faccia corrente, con 48° e un gatto che, se ha lo sbalzo ormonale giusto, viene a scaldarti le gambe o la pancia.
S'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, avrei mangiato tanto e sarei salito nel Forno? La risposta è no. Ma l'ho fatto. Dopo cinque minuti d'orologio ero in catalessi, disteso sul letto e incapace di aprire gli occhi, rantolando e russando di tanto in tanto. Abbiamo tentato la rianimazione con un cruciverbone: ragionare sulle soluzioni mi risvegliava il cervello per alcune frazioni di secondo, ma credo fosse tutto solo frutto dell'attività del mio sistema nervoso simpatico. Lei, santa donna, dopo avermi sopportato non so per quanto (minuti, ore, giorni?), mi ha finalmente dato uno scossone: "Andiamo a letto? Dai, va a casa..."
Ho già detto che odio l'estate?




lunedì 5 agosto 2013

Lista della spesa per il nostro cervello

Ieri e oggi gli aggiornamenti sui fatti miei sono stati momentaneamente sospesi. Le trasmissioni riprenderanno domani, forse. E no, non mi sono già stancato di aggiornare il blog quotidianamente, semplicemente non ci sono novità rilevanti.
Per non lasciare comunque ai pochi visitatori un post totalmente inutile, ho pensato di darvi di seguito una lista di cose da ascoltare, vedere e leggere almeno una volta per dare un senso al vostro passaggio su questa terra. Facciamo tutti un qualcosa di utile per il nostro cervello: pensiamo!

Non potete sapere cos'è il rock indie italiano se non avete mai ascoltato:

Non sapete nulla degli anni novanta se non avete mai ascoltato:
Pearl Jam, Ten - Vs. - Vitalogy

Non sapete cos'è un concept album se non avete mai ascoltato:
Pink Floyd, The wall

Non sapete cos'è il cinema d'autore se non avete mai visto:
un qualsiasi film di Stanley Kubrick

Non sapete cosa hanno in comune la vita e una scatola di cioccolatini o in quanti modi si possono mangiare i gamberi e non avete mai fatto un ripassino veloce di storia americana se non avete mai visto:

Siete da fustigare e non avete la minima idea di cosa sia stato il cinema italiano se non avete mai visto:

Vi siete persi uno dei migliori scrittori italiani contemporanei se non avete ancora letto:

Aiutereste voi stessi e il vostro paese se leggeste:
Corrado Augias, Il disagio della libertà

Un po' di poesia non ha mai fatto male a nessuno, anzi! Pertanto cominciate a leggere:
Eugenio Montale, Ossi di seppia

sabato 3 agosto 2013

Il riposo del contabile, giorno 2

Questa mattina aggiornamento veloce veloce, il tempo stringe e oggi si va a suonare.
Ieri sera alla fine accoppiata classica sushi+cinema. Hanno chiuso per ristrutturazione il Cinergia di Rovigo, unico nelle vicinanze in cui poter usufruire della mia scheda Grande Cinema Tre e allora che si fa? Space Cinema di Limena, giusto appena quei 50 km più in là... Visto il largo anticipo con cui siamo partiti da casa, ho pensato bene, dopo tanta attesa e alcuni imprevisti passati, di andare finalmente allo Zushi di Padova. Localino abbastanza ben curato, un po' da fighetti, ma tutto sommato buono, diciamo leggermente sopra la media delle mie esperienze alimentari giapponesi (credo di non poter fare rientrare nella categoria il maki finale alla Nutella, strepitoso ma decisamente fuori contesto. Mi si spieghi d'altronde cosa non è buono se ricoperto di abbondante colata di Nutella...). Costi non eccessivi per il cibo in sé, assolutamente esagerati per coperto e bevande. La nota positiva è che ho trovato un altro posto dove il sushi lo fanno come dovrebbe essere, ovvero con una fettina bella spessa di pesce crudo (nella terra del sol levante non ci sono mai stato, ma da quanto ne so così dovrebbe essere).


La scelta del film da vedere è stata, come spesso accade in questi casi, inaspettata: se io e Lei partiamo da posizioni nettamente contrapposte o Lei non ha posizione (come ieri, io volevo Wolverine: l'immortale, Lei niente in particolare), alla fine si vira su ciò che non attira nessuno dei due, mal comune mezzo gaudio. Parte della responsabilità morale, si sappia, pesa sulla coscienza di una comune amica esaltatissima da questo Now you see me - I maghi del crimine (so che probabilmente leggerà, quindi attendo il contraddittorio nei commenti). Voto? Sufficienza risicata, da dvd. La presenza di Morgan Freeman aggiunge appena qualcosa all'interno di una trama non del tutto scontata, ma razionalmente assai traballante. Non amo spoilerare, se non esplicitamente richiesto, ma molti passaggi del film risultano quasi imbarazzanti nella loro irrealtà (se voi foste una grande banca nazionale e nel vostro caveau arrivassero 30 milioni di euro in banconote da 20 e da 50, non vi verrebbe istintivo controllarle prima di metterle sotto chiave? O preferireste aspettare e scoprire che sono tutte carte truccate per prestigiatori di basso livello?). Comunque al cinema - con lo schermo bello grande e il dolby digital surround - per raggiungere un discreto divertimento bastano e avanzano cinque minuti di inseguimenti in auto, dieci di luci mirabolanti, un bell'ometto per Lei e una discreta biondina per lui. Aspettiamo stagioni migliori, d'estate il cinema spesso è buono solo per il riparo dalla canicola.

 

venerdì 2 agosto 2013

Il riposo del contabile, giorno 1

Il riposo del contabile è finalmente iniziato appieno, quello del musicista non ancora, visto qualche altro piccolo impegno nei prossimi giorni. Va bene così: dalla vita lavorativa è necessario staccare di tanto in tanto, da quella musicale sarebbe bene che invece si continuassero a macinare chilometri, data la crisi dell'anno in corso.
Breve aggiornamento sui propositi pregressi: 1) conclusa alla grande la giornata di ricerche bibliografiche giurisprudenziali a Ferrara, si potrà anche dire che la laurea in Lettere classiche è servita a poco ("ti apre la mente, la cultura è importante, ma vuoi mettere sapere il latino e il greco, bla bla bla"), ma perlomeno ho maturato una certa esperienza nella frequentazione di biblioteche fisiche e virtuali; 2) la battaglia con il nuoto è stata persa miseramente a causa di problemi intestinali. Non entro in particolari per motivi di decenza pubblica, ma alla vasca numero 54 ho dovuto abbandonare in fretta e furia. Ci sarà modo per rifarsi molto presto.
Stamattina niente sveglia - solo il sole mi ha dettato i ritmi del sonno, gran lusso - e inizio giornata nerd (o geek? Il secondo termine sarebbe più appropriato, ma è meno immediatamente comprensibile ai profani, credo): ho fatto una prima ricognizione del pc per valutare quanta parte di esso sia degna di backup e mi sto apprestando a decidere se installare Ubuntu. Qualsiasi suggerimento sarà ben accetto.
Stasera, se tutto va bene, si ritorna al cinema. La stagione estiva non offre molta qualità, ma ci sono un paio di film che forse varrebbe la pena vedere (il vecchio World War Z? Wolverine l'immortale? La notte del giudizio?). Si deciderà come al solito col sistema più affidabile: lunga discussione con Lei finché uno dei due non sventola bandiera bianca in cambio di un bonus sulla successiva uscita. Per fortuna almeno stavolta non ci sono in lista film drammatici francesi che tanto le piacciono: in quei casi anche la vittoria della propria scelta può avere ripercussioni a lungo termine.

Ah, quasi dimenticavo: ieri B. è stato condannato ed ora è ufficialmente pregiudicato ("a coronamento di una lunga carriera di successi", cit. Spinoza.it). Non ho ancora sfogliato quotidiani o letto alcunché sul web, ma immagino cominci ora un lungo periodo di ricatti, scontri e minacce. Sarebbe anche tempo di finirla, dopo vent'anni in cui ci si preoccupa di una singola persona invece che degli altri quasi sessanta milioni di italiani, ma noto attorno a me ancora troppi che parlano di toghe colorate o, viceversa, pontificano senza soluzione di continuità sulla vita di questo misero individuo. In ogni caso, per non sbagliare, PROSIT!

mercoledì 31 luglio 2013

Iniziano le ferie

Ci siamo, finalmente da domani inizio le ferie: diciotto giorni di riposo, tempo da dedicarmi, lavori arretrati da portare a termine, film da guardare e libri da leggere. Ok, so già che non mi basteranno, ma qualcosa riuscirò a fare (già solo la metà di quello che ho in testa sarebbe un successo).
Domattina prima tappa a Ferrara per dare una mano con fotocopie e ricerche bibliografiche a Lei, naufragante ma non ancora naufragata nel delirio della tesi; nel pomeriggio ultimo appuntamento fisso con la piscina: vediamo di darci dentro e di superare le 70 vasche di lunedì scorso. Nel frattempo oggi ho aggiunto altri due impegni alla mia lista di cose da fare (sei in ferie Dino, appuntamenti APPUNTAMENTI, non impegni...): domenica mare con ex compagni di scuola e mercoledì all'Euganeo di Padova a rivedere il Capitano (che effetto farà con quella maglietta celestina addosso?), sempre che si riesca a recuperare i biglietti.
In questo periodo cercherò di aggiornare quotidianamente il blog, anche se con poche righe, almeno per dare un minimo di soddisfazione a chi mi segue ma tra un post e l'altro vede spuntare i primi capelli bianchi...
Buonanotte a tutti, domattina alle 7.00 suona la prima dolce sveglia vacanziera!

venerdì 28 giugno 2013

Ce la farà il nostro eroe?

Non mi si chieda a che ora sono andato a letto stanotte e mi sono svegliato stamattina: so solo di aver preso il treno  verso le 7.00, o perlomeno attendo testimoni che ne diano conferma. Ho provato ad aprire gli occhi con un primo caffè, ma sono uscito dal bar sospinto dalla solita barista troppo animata e confidenziale per i miei gusti. Cinque ore di leggerissimo corso di formazione sulla contabilità economico-patrimoniale, con nel mezzo un altro caffè - che avevo chiesto doppio ma ha avuto effetto dimezzato - e i colleghi che confermano il mio stato pietoso ("Sembri uno straccio!" Confermo, la accendiamo). Panino da Mc Donald, giusto per appesantire la digestione, e treno in ritardo con riposino tormentato. Ora sono a casa e vedo di infilarmi mezz'ora sotto le coperte: stasera è prevista cena all you can eat al nastro giapponese e a seguire proiezione del nuovo Superman senza mutanda alle 22.10. Se tutto va bene, sarò finalmente a dare un degno riposo a questo corpo martoriato verso le 2.00.
Se passo indenne oggi, la vita è in discesa.

giovedì 20 giugno 2013

Settimana 25

Dopo circa sei mesi di silenzio, mi pare giusto scrivere il terzo post in cinque giorni. Sono fatto così, vado a periodi e a ondate. A quanto sento tra ufficio, treno e piscina, amici, parenti e conoscenti, gli argomenti di cui potrei parlare sono i più disparati: meteo, caldo, afa, sudore, temperature insopportabili. Per fortuna anticipo tutti in banalità e ne ho già accennato qualche giorno fa a sufficienza. Altro trend della settimana il calcio, con gli Azzurri in Confederation cup, le magie e le idiozie di Balotelli e la palla che ricomincia a rotolare dopo appena qualche settimana dalla fine del campionato; quando raramente svesto i panni di ultrà, mi sento intimamente vicino alle povere donzelle che sopportano i deliri dei maschi italiani (tuttavia depreco la loro sempre più scarsa propensione a sopportare la frittatona di cipolle, la birra ghiacciata e il tradizionale rutto libero durante la diretta Rai). Ma siccome ne parlano appunto già in molti, meglio lasciar perdere.
Vorrei invece commentare una recente notizia che, come nella migliore consuetudine del giornalismo 2.0, ha cominciato a diffondersi velocemente grazie alla condivisione di un video sui social network (a occhio e croce direi che Facebook questa volta è stato più propulsivo di Twitter, ma non ho svolto un' indagine approfondita). Inserisco il video alla fine di questo post, mentre la notizia è facilmente reperibile attraverso Google ("ERT orchestra", "chiusura tv di stato greca"); non fornisco link diretti ad articoli particolari per evitare di fornire visioni parziali della vicenda: ognuno si scelga le fonti che preferisce, la sostanza non cambia.
In breve, nella Grecia ormai devastata dalla crisi economica, il governo ha deciso di chiudere la televisione di Stato e con essa la sua orchestra; mutatis mutandis, hanno chiuso dalla sera alla mattina Rai e orchestra sinfonica della Rai. Il lato emotivo della questione, chiarissimo nel video dell'ultima esecuzione dell'orchestra ERT, non ha bisogno di ulteriori parole: vedere il pianto di persone che stanno perdendo il lavoro della loro vita è tremendo, per me che sono anche musicista il dolore è ancora più invadente. Commentare certe situazioni è razionalmente ed emotivamente molto complesso, sono combattuto tra lo sdegno di vedere ancora una volta il disinteresse totale delle istituzioni nei confronti della cultura e dell'arte e la consapevolezza che, nei periodi di crisi, il pane e la salute sono beni molto più tangibili ed essenziali (cito mio malgrado un moralmente infimo esponente della nostra classe politica, che espresse più o meno lo stesso concetto con molta meno eleganza e con la faccia tosta di chi ha tolto in parti uguali alla cultura, alla sanità e al lavoro/cibo). Indipendentemente da ciò, la sensazione che mi rimane è che lo smantellamento di determinati settori culturali sia manifestazione dell'abisso in cui sta precipitando una popolazione. Ho provato a sostituire i fattori e tingerli di bianco, rosso e verde. La nostra tv pubblica è sicuramente un carrozzone non sempre difendibile, propone spesso programmi di qualità mediocre e decreta il successo di personaggi perlomeno discutibili, parimenti molti enti lirico-sinfonici offrono musica assai inferiore alla loro fama, ma entrambi hanno una storia e una funzione sociale e culturale che va oltre il triste presente. Bisogna intervenire a sanare sprechi, errori e irrazionalità vergognose, ma la distruzione non può mai essere la risposta migliore. La musica, la letteratura, la pittura, il cinema, la vera informazione sono come le nostre madri e i nostri padri: li diamo per scontati perché ci sono sempre stati, ma quando li perdiamo muore con loro una parte di noi.
Non riesco a passare sotto silenzio un'altra considerazione: ho visto molto più sano nazionalismo e amor di patria nelle lacrime di quegli orchestrali e nei volti della folla che assisteva per le strade alla trasmissione del concerto, che non nelle braccia tese e nelle teste rasate di tanti idioti che popolano i nostri stadi o il nostro Parlamento (non noto grosse differenze attualmente tra i due luoghi). Perché? Perché ci si deve accorgere dell'immenso valore della nostra cultura e società, e delle altre culture e società, solo quando sono di fronte al disfacimento? Perché lasciamo che le motivazioni economiche guidino le nostre scelte sempre e comunque, salvo poi dover ammettere di aver sbagliato solo a giochi fatti e finiti? Vorrei fare la mia piccolissima parte nel diffondere l'idea che l'attualità greca deve servire a monito per la nostra. Non credo sinceramente che ci siano grosse differenze e non credo nemmeno che sia uno scenario a noi così lontano, nonostante le rassicurazioni di molti politici inutili e incompetenti.
Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. Le armi e i forconi servono a fare le rivoluzioni tardive, per fare quelle durature forse basterebbe  aprire gli occhi sul mondo che ci circonda ogni giorno.


Nota di oggi: pare che la situazione stia evolvendo e il governo greco proverà o sarà costretto a ritornare almeno in parte sulle decisioni prese. Sarebbe un bel segnale di speranza, nonostante tutto.

lunedì 17 giugno 2013

Incontentabile

Finalmente è arrivato anche quest'anno il caldo torrido, sospinto da settimane di invocazioni di tutti quelli - me compreso - che non ne potevano più di un inverno apparentemente interminabile. Finalmente nemmeno più una goccia d'acqua, un sole che spacca le pietre e 28 gradi e mezzo in casa. Ora basta però: un'altra settimana così e rimpiangerò la stagione monsonica da poco conclusa.
Fortunatamente in treno e al lavoro funziona a pieno regime l'aria condizionata; è sempre una consolazione sapere che, dopo quei venti minuti di cammino stazione-ufficio e ritorno sotto il sole battente, si possono asciugare le vesti al fresco venticello artificiale. Peccato che, dopo il breve ristoro iniziale, il mio corpo fatichi ancora ad accettare le temperature polari di Trenitalia e degli uffici pubblici.
Non credo di volere troppo a desiderare un clima mutevole in base ai miei spostamenti e ai miei umori. O forse ha ragione chi sostiene che sono incontentabile e mi esorta a fare una bella settimana di lavoro a schiena curva sui campi?

Per la cronaca, ora sull'interregionale per Bologna il freddo glaciale dell'aria condizionata è mitigato dalla presenza e dal respiro umido delle tante persone che riempiono il vagone. Bene, bene. Però che fastidio non poter distendere le gambe davanti a me perché tutti i posti sono occupati...

domenica 16 giugno 2013

Vorrei

Vorrei sorseggiare ancora una volta una bibita ghiacciata sotto l'ombrellone, al mare, sdraiato nell'ora del sole perpendicolare alla terra.
Vorrei rimanere in spiaggia fino a tardi e poi trovarmi con tutti gli amici per ammirare l'alba.
Vorrei fare un altro lungo viaggio in auto, col braccio fuori dal finestrino, il vento che s'infrange sul mio viso e di sottofondo un disco dei Pearl Jam.
Vorrei fare un'altra sorpresa alla persona che amo, per imbarazzarmi al suo stupore e ricordarmi il suo sorriso prima di dormire.
Vorrei avere un figlio, tra qualche anno, e provare a crescerlo come una persona migliore di me.
Vorrei leggere un libro o ascoltare un disco che ho messo da parte per troppo tempo, anteponendogli sempre mille altre cose inutili.
Vorrei trovarmi in un cinema vuoto e vedere un film che nessuno ha ancora visto.
Vorrei imparare a cucinare, a fare le capriole in acqua, a chiedere scusa subito se necessario.
Vorrei persino continuare per molto tempo a svegliarmi alle sei del mattino e affrontare le sfide di una nuova giornata di lavoro.

Ho pensato a tutte queste cose che vorrei fare quando ho riletto per l'ennesima volta la storia della triste fine di Stefano Cucchi, quando ho rivisto le terribili foto del suo cadavere, persino quando ho provato a credere che nessuno fosse responsabile della sua morte. Ho pensato che anche lui forse aveva una lista di desideri semplici, magari senza alcun sogno impossibile. Sono certo che tutti i suoi familiari non riusciranno più ad avere alcun "vorrei" che non sia seguito dalla parola "Giustizia".