lunedì 1 settembre 2014

Il mio Ice Bucket Challenge

In principio fu l'SMS, poi vennero le e-mail, i "Condividi" su Facebook e i retweet; la forma più perversa di interazione sociale forzata che accomuna questi mezzi di comunicazione è solo una: la catena di Sant'Antonio. Ho sempre odiato con tutto il mio animo e con tutto il mio corpo quella forma subdola di spam che faceva leva di volta in volta sulla scaramanzia ("se non mandi questo sms a 147 tuoi amici entro 23 secondi, la sfiga ti perseguiterà per l'intera vita terrena e, nel caso, ultraterrena!"), sulla pietas ("retweet per trapianto di cervello dell'ultimo esemplare di orso tigrato della Birmania #coglione") o sull'idiozia ("condividi anche tu i cuccioli più cucciolosi del web! Che amoriiiiiii! :-o :-) :-* ").
L'ultimo passaparola-social-virale, chiamatelo voi come volete, prende il nome di Ice Bucket Challenge. Per quei pochi che ancora non ne sapessero nulla, miei cari cavernicoli digitali, non metto nemmeno il link, fate copia/incolla su Google e sarete sommersi di video e spiegazioni. C'hanno sfrantumato i maroni Presidenti del Consiglio, ex inquilini della Casa Bianca, attori, modelle, cantanti, plurimiliardari, personaggi illustri e illustri sconosciuti; se nemmeno uno nell'arco di 5 km da dove siete ora ha pubblicato il suo video su YouTube probabilmente vi trovate qui.

MA...
Ma tutto sommato la cosa è partita con buone intenzioni (a ogni video o nomination dovrebbe corrispondere almeno un po' di beneficenza).
Ma tutto sommato l'iniziativa, pur se limitata (la ricerca contro la SLA), è lodevole.
Ma tutto sommato con un po' di creatività vengono anche fuori video divertenti.
Ma tutto sommato l'idea si può diversificare adattandola al proprio contesto.
Ma soprattutto sono stato nominato da un infido milanista.

QUINDI...
Quindi pure io alla fine ho ceduto e ho fatto un video, cercando di dare una mia personale interpretazione (non so se altri hanno avuto la mia stessa pensata, ma dal momento che non ne ho visti di simili, rimango con la convinzione della sua intrinseca originalità).
So che le cose non si dovrebbero spiegare, ma di solito il concetto vale per opere d'arte et similia: non essendo la mia "opera" nemmeno lontana parente di una cosa seria, preferisco scrivere due parole. L'idea alla base dell'IBC è, grosso modo, che la SLA rende i malati sempre meno capaci di muovere e controllare i muscoli del loro corpo, che si paralizzano così come dovrebbe accadere momentaneamente a una persona su cui viene gettata dell'acqua ghiacciata.
Io l'acqua non me la sono rovesciata addosso, me la sono tolta di dosso, così come spero che la ricerca aiuti a guarire le persone e a togliere loro di dosso la malattia.

"BELLE PAROLE, MA E' SOLO MARKETING"
Può essere. E non lo dico solo io (un articolo a caso ve lo linko, per il resto esiste sempre Google). Per questo motivo e soprattutto perché ho sempre avuto una certa allergia verso le raccolte fondi troppo spinte dai media e modaiole, ho deciso di devolvere il mio contributo in modo diverso da quanto normalmente si è fatto finora. La mia donazione va a persone e istituzioni che vedo ogni giorno coi miei occhi, del cui impegno nella ricerca conosco qualcosa in più, senza nulla togliere a tutte le altre realtà che fanno del Bene il loro motivo di essere. Io ho fatto il mio versamento all'Ateneo di Padova, che per la ricerca sulla SLA ha aperto un conto corrente apposito.
Mi resta sempre un po' di amaro in bocca quando sembra che siano le persone comuni a dover sostenere la ricerca, a fronte di Istituzioni che troppo spesso sprecano fondi in modi assai discutibili, ma almeno oggi non voglio essere populista, quindi facciamo anche noi la nostra parte e ricordiamoci sempre che il male non guarda in faccia nessuno e troppo spesso non è così distante da noi come crediamo.

La RICERCA è PROGRESSO, la RICERCA è MIGLIORAMENTO, la RICERCA è VITA.

E' pertanto con sommo piacere che accetto il guanto di sfida lanciatomi da Claudio e a mia volta nomino Monica e Luca Pieressa, Leda Muraro e Davide Rosa, Paolo Zampollo e Giuliana Gamba. Muovetevi finché le temperature ancora lo permettono e... aprite un po' sto portafoglio!!!


mercoledì 20 agosto 2014

Mare, profumo di mareee

Non c'è cosa peggiore di terminare l'ultimo giorno di lavoro e iniziare le ferie con la certezza di rimanere a casa e non poter partire per luoghi esotici (aaaah, le Maldive...) o meno (oooh, "Sozzo"marina...). Non c'è cosa migliore di decidere di punto in bianco di farsi quattro bei giorni in riviera romagnola. Sabato, ore 17.00: "Uff però, che palle! Senti dai, guardiamo se c'è qualche alternativa al nulla su quel box che ti hanno regalato per la laurea..." Sabato (lo stesso sabato), ore 19.00: "Tutto ok, prenotato fino a mercoledì! Oh, ma davvero tu prima non eri mai stata a Rimini?!"
Bellaria-Igea Marina, anzi Igea Marina, insomma facciamo Rimini. Alberghetto 3 stelle, bed & breakfast (molto breakfast, tantissimo breakfast, da morire di breakfast!), 100 metri dalla spiaggia. Troppo lungo raccontare tutto (sì, non sono stati tre mesi in Nepal e India, o sopra il massiccio del Karakorum, ma insomma datemi sta soddisfazione essuddài!), quindi procedo per immagini, che poi è pure più bello no? Ndr: no, Lei non c'è sulle foto, né mai ci sarà probabilmente; stavo pure pensando di comprarle i diritti d'immagine, ma a questo punto credo mi costerebbero meno quelli di Sandra Bullock).



Le Frecce tricolori. Il brutto tempo e le Frecce tricolori. Il brutto tempo, le Frecce tricolori e le madonne tirate giù dal responsabile del bagno 74 che delle Frecce tricolori ha fatto la sua ragione di vita nella prima settimana di agosto. Vecchio, mi dispiace per le nuvole, ma il loro spettacolino l'hanno fatto e tu le tue belle fotine pure. 'Sta senza penzier.


La piadina romagnola. Quella fatta a mano, col crudo, con il roast beef, soprattutto con Sua Maestà lo Squacquerone e la consorte Magneficentissima Rucola. Ne abbiamo mangiate almeno una al giorno, una dieta fatta di gelati e piadine, piadine e gelati. E di imponenti colazioni, che se tutti i clienti fossero stati come noi, l'albergo ora sarebbe in fallimento.


L'acqua limpida. No, non è la Sardegna, giurin giurello che è alto Adriatico. E io che credevo che qui al nord ce la giocassimo solo tra mucillagini e alghe. Anvédi. Poi l'ultimo giorno a Rimini l'acqua era sempre quella bella densa e scura delle nostre zone, ma i primi tre giorni guarda, una meraviglia. Saluti dal granchio che poche ore dopo m'ha pure pizzicato. Te possino...


La gita notturna in nave. Lo so, non c'è la nave, ma non importa, immaginatela come una motonave da Amarcord, una giusta via di mezzo tra sobrietà e kitsch spinto, con le bandierine multicolore e il capitano che parla agli ospiti stranieri in un russo fortemente colorito di Romagna, un po' vodka un po' Sangiovese. La cosa più bella è stata proprio l'attesa su questo minuscolo pontile, che a guardare giù sembrava di sprofondare negli abissi e a guardare avanti, oltre il vento, c'era la curvatura del mondo (in realtà sono poco più di 40 cm d'acqua e la Croazia è lì lì).


Le razze. All'acquario di Cattolica si facevano accarezzare, sbucavano fuori dall'acqua con le loro ali e tu potevi poggiare la mano su quel pescione setoso e morbido. "Oh, ma hai sentito che bello tosto, che sodo? Che bella polpa, questo xe bòn!" dice Lei. E quindi la sera niente, che dovevo fare, mica potevo smentirla, anzi le ho dato pienamente ragione: alla catalana la razza è favolosa.

Avrei un'altra cinquantina di foto, ma mi fermo qui, meglio no? Tutto bello, bellissimo e chi se ne frega dei due giorni di pioggia su quattro. Le uniche foto che non posso mettere sono purtroppo quelle a cui tengo di più, quelle che ritraggono lo spettacolo più bello che ho visto a Bellaria, a Rimini, ma che vedo sempre anche quando sono a Sottomarina, Asiago, Lisbona, Roma, Este, Padova, Montagnana: Lei.

PS: se guardate bene comunque dietro a 'sto fantasioso bicchiere qualcosa si intravede... ;-)