Settimana da
ricordare o da dimenticare, dipende dai punti di vista. Eventi rilevanti ce
ne sono stati, basta solo scegliere da dove cominciare; la mia dolce metà mi
suggerisce di parlare del Papa, ma sinceramente il fine settimana milanese
dell'uomo di bianco vestito desta in me assai poco interesse. Forse mi ha
lanciato il suggerimento nella speranza che cominciassi con uno dei miei
classici sermoni anticlericali, ma oggi sono di buon umore, quindi faccio il
bravo ed evito di complicarmi la fedina penale per l'Inferno. Certo che sul
Papa a Milano ce ne sarebbe da dire... l'unica immagine che mi è rimasta
impressa è il dio di molte persone (Baresi) che gli consegna la maglia del
Diavolo (il Milan). La vita ha sempre una certa ironia.
La settimana non è
cominciata tanto bene: il terremoto sentito nitidissimo in ufficio, la
disperazione dei paesi emiliani distrutti, la gioia inaspettata e idiota di
qualche collega di mezz'età contenta dell'evacuazione che gli ha garantito
un'intera mattinata di shopping. Del terremoto si sa già tutto perché, come al
solito, è diventato l'evento mediatico che ha garantito ancora ascolti alle
mummie della tv (i pomeriggi di Raiuno e Raidue sono stati intensissimi tra un
collegamento dalle macerie e uno dalla farfalla di Belen). Il mio pensiero va
agli insegnanti e ai 680 alunni (tra cui molti disabili) di una scuola di
musica di Mirandola, sperando che insieme alle loro case non abbiano perso
anche la speranza nel loro futuro.
Terremoto assai meno
importante, ma altrettanto mediaticamente rilevante, quello sul calcio e le
scommesse. La giustizia si spera faccia il suo corso, alcune situazioni paiono
già abbastanza chiare altre sono tutte da verificare. Da tifoso bianconero spero
vivamente che Conte, Buffon e Bonucci siano innocenti, ma mi riservo anche di
parlarne male in futuro qualora ci fossero coinvolgimenti preoccupanti. Resta
molto amaro in bocca però a vedere, indipendentemente dal colore delle maglie,
come la situazione sia gestita in maniera poco lucida, obiettiva e corretta:
differenze di trattamento tra gli indagati, scoop giornalistici che anticipano
i tempi della giustizia e così via. Siamo in Ita(g)lia e siamo abituati:
abbiamo tutto, tranne la vera indignazione.
A proposito di
indignazione, l'unica forma che ne è rimasta è quella grillina. Ora tutti si
indignano su tutto e scoprono Beppe Grillo, che sta sempre più raccogliendo i
consensi di chi niente sa e niente fa, ovvero di tutte le persone che
inizialmente il comico ripudiava come parassiti che hanno affondato il Paese.
Vedere l'ondata di indignazione per la parata del 2 giugno (ci sono cascato
anche io, la mia pagina Facebook ne è testimonianza), che si sarebbe dovuta
evitare per rispetto dei terremotati e per finanziarne gli aiuti, mi ricorda
tanto un errore che tanti giovani studenti fanno: sottolineare, evidenziare e
glossare ogni singola riga dei testi studiati; si sottolinea tutto, perché al
momento tutto sembra importantissimo, ma alla fine ci si ritrova che non si sa
più dove andare a ripassare i concetti fondamentali. Ho la sensazione che gli
italiani stiano cominciando a indignarsi di tutto e il timore che indignarsi di
tutto equivalga a non dare importanza a nulla. Sono curioso di vedere quale strada
prenderemo nei prossimi dieci anni; il Movimento 5 Stelle era nato con grande
entusiasmo e voglia vera di cambiamento, ma ora mi ricorda vagamente gli albori
qualunquisti e populisti di Forza Italia. Belìn, sperem de no…
PS: dato che mi sono
dilungato anche troppo, la prossima volta parlo solo di cose belle, promesso!
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