domenica 3 giugno 2012

Settimana 22

Settimana da ricordare o da dimenticare, dipende dai punti di vista. Eventi rilevanti ce ne sono stati, basta solo scegliere da dove cominciare; la mia dolce metà mi suggerisce di parlare del Papa, ma sinceramente il fine settimana milanese dell'uomo di bianco vestito desta in me assai poco interesse. Forse mi ha lanciato il suggerimento nella speranza che cominciassi con uno dei miei classici sermoni anticlericali, ma oggi sono di buon umore, quindi faccio il bravo ed evito di complicarmi la fedina penale per l'Inferno. Certo che sul Papa a Milano ce ne sarebbe da dire... l'unica immagine che mi è rimasta impressa è il dio di molte persone (Baresi) che gli consegna la maglia del Diavolo (il Milan). La vita ha sempre una certa ironia.
La settimana non è cominciata tanto bene: il terremoto sentito nitidissimo in ufficio, la disperazione dei paesi emiliani distrutti, la gioia inaspettata e idiota di qualche collega di mezz'età contenta dell'evacuazione che gli ha garantito un'intera mattinata di shopping. Del terremoto si sa già tutto perché, come al solito, è diventato l'evento mediatico che ha garantito ancora ascolti alle mummie della tv (i pomeriggi di Raiuno e Raidue sono stati intensissimi tra un collegamento dalle macerie e uno dalla farfalla di Belen). Il mio pensiero va agli insegnanti e ai 680 alunni (tra cui molti disabili) di una scuola di musica di Mirandola, sperando che insieme alle loro case non abbiano perso anche la speranza nel loro futuro.
Terremoto assai meno importante, ma altrettanto mediaticamente rilevante, quello sul calcio e le scommesse. La giustizia si spera faccia il suo corso, alcune situazioni paiono già abbastanza chiare altre sono tutte da verificare. Da tifoso bianconero spero vivamente che Conte, Buffon e Bonucci siano innocenti, ma mi riservo anche di parlarne male in futuro qualora ci fossero coinvolgimenti preoccupanti. Resta molto amaro in bocca però a vedere, indipendentemente dal colore delle maglie, come la situazione sia gestita in maniera poco lucida, obiettiva e corretta: differenze di trattamento tra gli indagati, scoop giornalistici che anticipano i tempi della giustizia e così via. Siamo in Ita(g)lia e siamo abituati: abbiamo tutto, tranne la vera indignazione.
A proposito di indignazione, l'unica forma che ne è rimasta è quella grillina. Ora tutti si indignano su tutto e scoprono Beppe Grillo, che sta sempre più raccogliendo i consensi di chi niente sa e niente fa, ovvero di tutte le persone che inizialmente il comico ripudiava come parassiti che hanno affondato il Paese. Vedere l'ondata di indignazione per la parata del 2 giugno (ci sono cascato anche io, la mia pagina Facebook ne è testimonianza), che si sarebbe dovuta evitare per rispetto dei terremotati e per finanziarne gli aiuti, mi ricorda tanto un errore che tanti giovani studenti fanno: sottolineare, evidenziare e glossare ogni singola riga dei testi studiati; si sottolinea tutto, perché al momento tutto sembra importantissimo, ma alla fine ci si ritrova che non si sa più dove andare a ripassare i concetti fondamentali. Ho la sensazione che gli italiani stiano cominciando a indignarsi di tutto e il timore che indignarsi di tutto equivalga a non dare importanza a nulla. Sono curioso di vedere quale strada prenderemo nei prossimi dieci anni; il Movimento 5 Stelle era nato con grande entusiasmo e voglia vera di cambiamento, ma ora mi ricorda vagamente gli albori qualunquisti e populisti di Forza Italia. Belìn, sperem de no…

PS: dato che mi sono dilungato anche troppo, la prossima volta parlo solo di cose belle, promesso!